[NdR: la proposta presentata in questo articolo, disponibile come allegato, fa riferimento alla prima versione dello studio presentata al pubblico. E' in fase di elaborazione una seconda versione, con analisi aggiuntive e con alcuni dettagli modificati rispetto alla proposta originaria, raccogliendo anche i suggerimenti arrivati dai lettori e dai cittadini interessati.]
Da decenni Vicenza è teatro di un dibattito serrato sul passaggio dell'Alta Velocità in città, dibattito che negli anni ha generato una serie di proposte sempre più scollegate dalla realtà pratica della ferrovia (e del mondo).
Rilevando come queste discussioni abbiano portato ad uno stato di totale immobilità nell'evoluzione dei trasporti vicentini, l'Associazione "Forgiareidee" ci ha incaricati di formulare una proposta risolutiva e realistica per il nodo ferroviario cittadino.
Alle 12 di martedì 15 aprile, in un caffé di fronte alla Basilica Palladiana, abbiamo presentato alla stampa la prima edizione delle nostre linee guida di progetto per l'evoluzione ad Alta Capacità del nodo di Vicenza.
Le proposte viste finora per Vicenza non hanno mai convinto né noi né chiunque abbia almeno una generica conoscenza del funzionamento dei trasporti. Un tunnel sotto una città che ha un'alluvione all'anno e lo spostamento in periferia della stazione centrale per renderla raggiungibile dalle auto non sono dei buoni biglietti da visita per la serietà di un progetto che vorrebbe portare la ferrovia ad un livello di qualità più elevato. Queste proposte per la ferrovia ricordando da vicino i metodi del Veneto autostradale di quest'ultimo ventenno, che ha costruito molte infrastrutture secondo logiche diverse da quella dell'utilità per il cittadino: un pericoloso connubio tra la necessità di favorire un particolare ente o azienda, la spinta per eseguire grandi lavori edili finanziati dal pubblico, la fame di consenso politico ottenuto vendendo progetti grandiosi.
Se già le strade dovrebbero essere progettate avendo in mente la loro utilità pratica, per la ferrovia questo passaggio è irrinunciabile: una ferrovia è un sistema rigido, e dopo aver sbagliato la prima volta "correggere" significa "rifare da zero".
Un sistema così distorto non ha margini per essere discusso e corretto. Abbiamo deciso di ripartire da zero, cercando innanzitutto di capire come è fatto oggi il territorio e cosa può ricevere dalla ferrovia, e poi applicando le buone pratiche che la nostra generazione di trasportisti ha appreso soprattutto dai limpidi insegnamenti di Giorgio Stagni: prima viene il servizio, per ultima viene la costruzione.
Abbiamo quindi applicato al nodo di Vicenza il modello Carta > Ferro > Cemento, che già abbiamo citato in passato per indicare la giusta via nella progettazione delle infrastrutture, e ne è emersa la possibilità di evolvere la ferrovia secondo passi semplici e lineari, in ottica di servizio al territorio prima ancora che come asse di attraversamento, con la formalizzazione di quello che a tutti gli effetti è il primo tassello di un possibile "Sistema delle Linee S del Veneto Centrale".
Il concetto di quadruplicare le linee esistenti, invece che creare nuove linee AV, dovrà trovare sempre maggiore applicazione soprattutto in quei territori in cui, per le distanze in gioco, la tecnologia AV non ha senso di essere applicata.
Rispondendo ad una domanda posta da un giornalista, non è semplice valutare i costi precisi dell'intervento tra Vicenza e Montecchio Maggiore: possiamo comunque stimare che, progettata come espansione della linea (con sede in molti tratti già pronta) e non come un affiancamento di una linea nuova, il costo chilometrico sia inferiore ai 16 M€/km della Padova - Mestre, ponendo quindi l'intero intervento sul nodo in un intorno di 180 milioni di euro, almeno un ordine di grandezza inferiore alla costruzione di una LAV in galleria e con un livello finale di servizio molto maggiore e fruibile da più categorie di utenza.
La relazione completa è scaricabile tra gli allegati, e sarà integrata con ulteriori considerazioni e con le osservazioni che arriveranno dal pubblico.
L'ambizione di questo lavoro, prima ancora che di responsabilizzare la politica veneta, è di far capire ai cittadini che la ferrovia può e deve tornare ad essere utile a loro, e che per farlo non ha bisogno di interventi pesanti ma pensati. Come avevamo annunciato, la relazione sul futuro del nodo di Vicenza vuole essere la prima parte di un master plan con cui estendere progressivamente il metodo logico all'intero Nordest, con l'obiettivo fornire una guida per la pianificazione dei trasporti ferroviari in queste regioni per i prossimi decenni.
Nota di colore: per essere a Vicenza alle 11, a presentare il futuro della ferrovia veneta, chi scrive è dovuto andare in macchina; perché il Veneto che sogna l'Alta Velocità di domani è la stessa Regione che oggi non ha un treno tra Padova e Vicenza per due ore a metà mattina...